MARINA BALLO CHARMET
Marina Ballo Charmet (Milano, 1952) si esprime attraverso la fotografia e il video, strumenti di una ricognizione fortemente connotata dalla filosofia e dalla psicologia, ambiti di pensiero legati alla sua formazione universitaria.
La descrizione di soggetti indeterminati, analizzati senza indicazioni spazio-temporali, si sofferma su elementi e dettagli legati al vissuto quotidiano che, sottratti dalla dimensione dell’abitudine, acquistano una connotazione concettuale.
I suoi primi cicli sono lavori strettamente fotografici: Il limite (1989-1990) descrive immagini di spiagge, campagne e paludi immerse in una dimensione rarefatta, mentre Con la coda dell’occhio (1993-1997) è dedicato al paesaggio urbano. In Rumore di fondo (1995-1997) il titolo prelude alla futura immissione di elementi sonori che porteranno l’artista a sperimentare il linguaggio video: nel 1998 l’installazione Conversazione presenta 5 monitor che riproducono particolari del corpo coinvolti nel mutare delle nostre espressioni, quasi frammenti di una conversazione non udibile. L’esplorazione di zone del corpo circoscritte conduce in Primo Campo (2001-2003) ad un’indagine fotografica identificata alla percezione del neonato il cui campo visivo si concentra sull’area delimitata tra il petto e la bocca della madre.
Numerose le mostre personali e collettive in gallerie e istituzioni di rilievo europeo: Photographic Museum of Finland, Helsinki (1994), Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (1996), Palazzo della Triennale, Milano; XLVII Biennale d’arte di Venezia, Venezia (1997), Galleria Giò Marconi, Milano (1998), Biennale Internazionale di Fotografia, Palazzo Bricherasio, Torino; Centre National de la Photographie, Parigi (1999), Galleria G7, Bologna; Galleria Martano Torino (2000), Galleria degli Uffizi, Firenze (2001), Padiglione d’arte contemporanea, Milano (2002), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2003), Museo di fotografia contemporanea, Cinisello Balsamo (2004e 2006), Galleria Alessandro De March, Milano (2005); Fotomuseum Winterthur, Winterthur (2005); Jarach Gallery, Venezia (2006).