Fotografia europea Reggio Emilia 2007
Comune di Reggio Emilia

Fotografia europea
Reggio Emilia 2007

Comune di Reggio Emilia

settimana
di apertura
27 aprile
5 maggio

mostre fino
al 10 giugno

Biografia

KLAVDIJ SLUBAN

Ritratto di Klavdij SlubanVincitore del Premio Nièpce (2000) e del Premio Leica (2004), Klavdij Sluban è un fotografo francese di origine slovena che vive a Parigi. Oggi ha 42 anni e continua a sviluppare un suo coerente e rigoroso corpus di lavoro. Sluban ha appreso le finezze della stampa in bianco e nero sotto la guida di Georges Fèvre. Nonostante la sua laurea in letteratura anglo-americana, ha gradualmente smesso di insegnare per dedicarsi interamente alla fotografia. Mai ispirati da sensazionalismi o da questioni di immediata attualità, i numerosi viaggi fotografici di Sluban sono permeati da riferimenti letterari, tra i quali Beckett e Milton. Il Mar Nero, i Carabi, i Balcani e la Russia possono essere letti come i molti passi successivi di un approfondito studio che tende al paziente avvicinamento al reale incontrato. I suoi profondi neri e le silhouettes retroilluminate conferiscono al suo stile una sincerità e un’accuratezza prive di didascalismo o esotismo. Nel 1997 il suo lavoro Balkan Transit , pubblicato con François Maspero, ha ricevuto il premio RFI (International French Radio). A partire dal 1995, quando non è all’estero, Sluban conduce workshop di fotografia con giovani detenuti. Il primo di questi progetti è nato in Francia nella prigione di Fleury-Mérogis con l’appoggio di Henri Cartier-Bresson, Marc Riboud e William Klein; questo suo impegno ha avuto seguito all’interno di campi di detenzione nell’Europa dell’Est – in Ucraina, Georgia, Moldavia e Lituania e nei centri di detenzione di Mosca e San Pietroburgo. Nell’offrirci immagini di quei luoghi, Sluban entra in rapporto con i loro abitanti, dei quali diventa un vero e proprio compagno, riuscendo in questo modo a rivelare i problemi connessi agli spazi di contenzione e agli orizzonti ristretti. Così facendo, egli porta al livello della nostra coscienza e contemporaneamente dei nostri sensi le fratture di un confino intensificato dall’interiorizzazione delle percezioni.