“La ricerca è focalizzata su un fenomeno che ha luogo nel centro della città: il parco, che accoglie gli immigrati stranieri nei giorni di festa. Il parco diventa così l’agorà del viaggio migratorio. I soggetti sono rappresentanti di popolazioni in prevalenza dell’Est, per la maggior parte donne.
Se gli italiani nei giorni di festa si ritrovano a casa con i parenti, gli stranieri sono senza casa, senza cose e allestiscono una piccola festa all’esterno, nel parco nel centro di Milano, per mangiare insieme. Sono in qualche modo degli homeless e devono trovare un luogo pubblico, un luogo in cui stare insieme.
Il progetto consiste in diverse fotografie e un video.
Il mio obiettivo non era tanto la resa oggettiva, quanto piuttosto la resa dell’emozione che mi provoca vederli ballare all’aperto. Uno strano sentimento di isolamento sociale.
Fotografo in qualche modo il ‘controtranfert culturale’: che cosa mi suscita questa ricerca della compagnia, la riscoperta della lingua, del cibo, della musica, della danza...
Il parco come spazio sociale condiviso e non delimitato.
Si fermano anche a dicembre fino a tarda ora.
Ritrovo tacito – non concordato – in cui il futuro è imperscrutabile.”