“È davvero curioso guardare una fotografia ed avere al tempo stesso l’impressione che sia stata scattata proprio per te, che si apra ai tuoi occhi, come un dono inatteso” Un lusinghiero mistero che emerge dal mondo di Machiel Botman (Brigitte Ollier).
La carriera fotografica di Machiel Botman ha inizio circa trent’anni fa. Troviamo il Gatto Bianco (White Cat) del 1965, ma si tratta di un’opera di gran lunga anteriore risalente a quando ancora non aveva dieci anni. “Non è complicato ciò che faccio, mi limito a scattare foto a tutto ciò e tutti coloro che incontro vivendo. Si fa e basta, come il respiro”.
“Nessun progetto, se non il sapere che la conclusione di tutto sarà un gioco più grande, la creazione degli album: ho la convinzione che le fotografie veramente gravide di significati semplicemente mi vengano. In mio potere, su questo, vi è davvero poco, si tratta degli album. Vale a dire i luoghi dove apprendo, scopro i legami, comprendo un po’ di me stesso e degli altri. Non sono, ovviamente, un fotografo “lineare”, ma miro alle emozioni, ai sentimenti più che al cosa, dove e quando. Forse pongo domande, ma non mi curo molto delle risposte”.
Machiel Botman (Olanda, 1955) fotografo, opera in diversi settori. Il suo lavoro è di natura personale e ha come fine semplicemente di mostrare la sua vita. La fotografia di Botman è intuitiva. Botman raccoglie le sue immagini senza un progetto, se non quello di comprendere il loro significato a posteriori. La metà del suo lavoro è costituita dalla continua creazione di menabò (book dummies), che diventano, dopo molte trasformazioni, i libri che pubblica: Heartbeat (1994) è basato su fotografie scattate tra il 1978 e il 1994, Rainchild (2004), su fotografie realizzate tra il 1994 e il 2004. Il suo nuovo libro, non ancora pubblicato, raccoglie fotografie successive al 2005. Presi tutti insieme questi tre libri mostrano una persona, un fotografo, e la sua vita: le sue relazioni, suo figlio, gli amici, i luoghi dove ha viaggiato e le persone che ha incontrato. E' una vita mutevole, questo emerge chiaramente.
Accadono cose meravigliose, come la nascita del figlio, e cose difficili, come la morte della madre. Botman include in questi libri anche testi e disegni propri. Il suo stile è intimo, le sue immagini ci toccano proprio perché ci permettono di percepire le sue stesse emozioni, e nello stesso tempo il mondo che ci presenta è pieno di mistero, non semplice da decifrare.
L'altra parte del lavoro di Botman riguarda la curatela di mostre (recentemente, nel 2008 e 2009, le due ampie retrospettive dei fotografi giapponesi Miyako Ishiuchi e Kiyoshi Suzuki, che hanno circolato per l'Europa) e nella creazione di cataloghi-oggetto ad accompagnare le mostre stesse. Tiene inoltre workshop di fotografia che mirano ad aiutare i partecipanti a fare chiarezza nel proprio lavoro e a trovare il contesto più adeguato per le proprie immagini; un'attenzione speciale è riservata alla realizzazione di menabò.
Botman ha insegnato in Italia presso il TPW (Toscana Photographic Workshop), a New York presso la New School University e a Perth presso la John Curtin University.
Machiel Botman è rappresentato dalla Gitterman Gallery a New York, dalla Galerie Vu a Parigi e dalla Kahmann Gallery di Amsterdam. Vive in Maremma, e ha la camera oscura ad Heemstede, in Olanda.
Info
Sinagoga
Via dell’Aquila 3/A - Reggio Emilia
Tel. 0522 451152, 0522 456249, 0522 456635, 0522 456448
Biglietto unico per accedere a tutte le mostre: 10 €. Riduzione: 7 €
Orari
Inaugurazione: venerdì 7 maggio 2010 alle 19.00
Aperto il 7 maggio dalle 19.00 alle 24.00; sabato 8 e domenica 9 maggio dalle 10.00 alle 23.00.
Dal 10 maggio al 13 giugno aperto da martedì a venerdì dalle 20.00 alle 23.00; sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 23.00. Chiuso lunedì.
Aperto la mattina su richiesta per le scuole.
Il 12 giugno mostre gratuite in occasione della Notte Bianca dalle 21.00 alle 02.00.
Visualizza la mostra sulla mappa