L’esposizione di Luigi Veronesi intende presentare la parte dedicata alla ricerca e alla grafica legata all’editoria fotografica della collezione di Liliana Dematteis donata alla Fototeca della Biblioteca Panizzi.
La mostra si snoda tra i numerosi percorsi di ricerca che l’autore ha intrapreso durante la sua carriera di pittore, illustratore, grafico, scenografo e fotografo a partire dal 1936 agli anni cinquanta del novecento.
L’eccezionalità dell’esperienza di Luigi Veronesi nell’arte italiana e in quella europea, è quella di aver saputo coniugare la pittura e la fotografia come linguaggi complementari e non antagonisti nel campo della pratica artistica. Il tema principale della sua ricerca è stato quello dello spazio, uno spazio difficile da catturare e quindi da descrivere. La sua ricerca antesignana rispetto alla realtà artistica italiana ha spaziato verso le ricerche di Man Ray, Moholy-Nagy, El Lissitzkij e Rodčenko.
La collezione di Liliana Dematteis costituita da fotografie, bozzetti grafici, libri d’artista, manuali di tecnica fotografica e cinematografica da lui progettati graficamente, permettono di apprezzare pienamente l’idea di sperimentazione dell’autore dove la luce, insieme allo spazio, diventano elementi essenziali per la nascita di nuove immagini. In mostra saranno esposte circa 50 fotografie astratte, i bozzetti fotografici di scena, gli esecutivi grafici delle copertine della rivista Ferrania e una trentina di volumi relativi alla fotografia e al linguaggio cinematografico di cui Veronesi ha progettato la grafica e l’impaginato.
Luigi Veronesi nasce a Milano nel 1908.
Compie studi tecnici e si perfeziona in disegno industriale per tessuti, ma contemporaneamente studia con il professor Violante, insegnante all’Accademia Carrara di Bergamo, da cui apprende il mestiere di pittore. A metà degli anni venti conosce Raffaello Giolli che lo introduce nel gruppo degli intellettuali che gravitano intorno alla rivista “Poligono”.
Intanto, grazie anche alla passione del padre, si occupa di fotografia sperimentando la tecnica off camera del fotogramma. Conosce in quegli anni Lazlo Moholy-Nagy ed il suo lavoro di sperimentazione globale sulla pittura, sulla fotografia, sul film; fin dal 1936 e parecchie volte a seguire, Veronesi lo riconoscerà come suo maestro insieme a El Lissitsky e Kandinsky.
Nel 1932 compie il suo primo viaggio a Parigi dove conosce Fernand Leger e Georges Vantongerloo; nel 1934 aderisce al gruppo francese di Abstraction-Creation e tiene la sua prima mostra di xilografie non figurative alla Galleria del Milione insieme a Joseph Alberts, partecipando in seguito alle collettive degli astratti italiani (Bogliardi, Fontana, D’Errico, Ghiringhelli, Licini, Melotti, Reggiani e Soldati) che gravitavano intorno a quella galleria, da cui si allontana per motivi ideologici dopo la morte di Edoardo Persico, nel 1936.
Nel 1939 realizza una mostra personale alla Galerie L’Equipe di Parigi, ove espone alcuni dipinti realizzati su tela emulsionata con fotogrammi, tempere ed olii; le sperimentazioni intorno alla fotografia ed al fotogramma, lo portano all’utilizzo di questo mezzo anche negli studi di scenografie e costumi per il teatro (collabora in quegli anni con il Teatro di Palcoscenico e numerose sono le scenografie per la regia di Paolo Grassi, Giorgio Strehler ed altri). Dal 1938 si occupa di cinema e realizza, a partire dall’anno successivo numerosi film astratti, alcuni dei quali a colori, che ottiene dipingendo a mano la pellicola.
Nel 1949 aderisce al Mac, Movimento Arte Concreta partecipando da quell’anno a tutte le mostre del gruppo e, a partire dagli anni cinquanta, si fa molto intensa la sua attività espositiva, con il primo invito alla Biennale di Venezia del 1954, fino alla sala personale nell’edizione del 1986.
Veronesi svolge anche, con passione, una intensa attività didattica che lo vede docente molto amato ed ambito prima a Venezia al Corso Superiore di Industrial Design, poi all’Accademia di Brera a Milano e infine alla Nuova Accademia di Milano.
Grandi retrospettive delle sue opere sono state tenute al Palazzo Reale di Milano, all’Institut Matildenhohe di Darmstadt e poi allo Sprengel Musem di Hannover, al Museum Bochum e alla Stiftung fur konstruktive und konkrete kunst di Zurigo.
Muore a Milano nel 1998.
Info
Chiostri di San Domenico
Via Dante Alighieri 11 - Reggio Emilia
Tel. 0522 451152, 0522 456249, 0522 456635, 0522 456448
Biglietto unico per accedere a tutte le mostre: 10 €. Riduzione: 7 €
Orari
Inaugurazione: venerdì 7 maggio 2010 alle 19.00
Aperto il 7 maggio dalle 19.00 alle 24.00; sabato 8 e domenica 9 maggio dalle 10.00 alle 23.00.
Dal 10 maggio al 13 giugno aperto da martedì a venerdì dalle 20.00 alle 23.00; sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 23.00. Chiuso lunedì.
Aperto la mattina su richiesta per le scuole.
Il 12 giugno mostre gratuite in occasione della Notte Bianca dalle 21.00 alle 02.00.
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