Nella fotografia di Davide Mosconi entra uno dei più grandi e importanti temi dell’arte e della cultura del Novecento: il caso, che le avanguardie hanno reso non puro opposto negativo della necessità e della regola, ma componente attiva della creazione e della realtà. Mosconi prima lo cerca e ne fa il soggetto del proprio intervento, poi lo usa direttamente come strumento compositivo.
Per primi dunque costruisce dei trittici, di vario soggetto, costituiti da due immagini trovate, una proveniente dall’arte, l’altra da altri ambiti, scientifico, pubblicitario, informativo, in cui ha trovato un’analogia imprevista, che evidenzia aggiungendo uno scatto realizzato ex novo. Non sfuggirà infatti che Mosconi ri-fotografa le prime due fotografie, e lo fa con questo metodo particolare che è la Polaroid, che rende appunto evidente la rifotografazione, grazie alla mancanza del passaggio per il negativo. I soggetti sono diversi: all’inizio stanno i trittici che costituiscono l’insieme intitolato In morte del padre, titolo allusivo anche all’uccisione del passato, della storia, per poter creare il nuovo; poi vengono trittici su cieli notturni e diurni, quindi su parti del corpo, cibi, fuochi, ombre e altro ancora. Il cielo ha particolarmente interessato Mosconi, che l’ha visto come una sorta di quadro, di sfondo, di supporto, come un foglio. Così il passo ulteriore è stato quello di “disegnare” con gli oggetti e le materie – la più evanescente e instabile, e insieme corpuscolare e stellare: la polvere – nel cielo e il cielo stesso, l’aria. Qui il caso la fa da padrone, ancora una volta doppiamente, perché è lui a creare le configurazioni ed è lui a registrare. Ma non è l’essenza stessa, o il fondo, della fotografia? Anche quello che chiamiamo ordine non è un istante particolare del caso? Ma così ciò che viene evidenziato del reale è l’imprevedibilità, l’impermanenza, l’impalpabilità interne, connaturate all’immagine e alla creazione.
Incredibile “coindicenza”, l’ultima serie che Mosconi realizza prima di morire è quella degli Autoritratti bucati, in cui – anche questo l’aveva fatto qualche anno prima con il cielo – buca dei propri autoritratti, e li rifotografa, con un misto di drammaticità e ironia che dice tutto il senso apotropaico del gesto di bucare, strappare, sfregiare, sfondare e aprire al tempo stesso, come aveva insegnato Fontana, composizione e sfigurazione simultanee. Il caso è questo, e la fotografia anche.
Davide Mosconi (Milano, 1941-2002) si diploma in pianoforte e composizione al Conservatorio G. Verdi di Milano. Nel 1961 si trasferisce a Londra e studia fotografia al London College of Printing.
Fotografo e compositore italiano tra i più enigmatici e poetici di questi tempi dal 1963 lavora per quattro anni a New York come assistente di Richard Avedon e di Hiro. Torna a Milano nel 1967 ed espone alla Galleria Il Diaframma la sua prima personale Il sogno di Davide.
Nel 1968 apre lo studio fotografico “Studio X” con il quale realizzerà campagne pubblicitarie, servizi di moda e costume, lavorando contemporaneamente nel campo musicale e videoartistico.
Nei primi anni Ottanta comincia a lavorare su invito della Polaroid con la nuova macchina oversize 61x51 e realizza i Trittici, dedicati al tema della “coincidenza” ed esposti al Guggenheim Museum di New York.
Lavorando sui concetti di “contemporaneità” e “casualità” ha realizzato la serie di fotografie Disegnare l’aria, immagini di oggetti lanciati in alto e fotografati mentre si scompongono a mezz'aria. Si dedica poi alla serie Polveri, lavori ispirati a Bruno Munari e a lui dedicati.
Il suo ultimo lavoro, Autoritratti bucati, è stato esposto postumo alla Galleria San Fedele di Milano nel 2003. Ha partecipato a numerose prestigiose esposizioni in tutto il mondo e a diverse edizioni della Biennale di Venezia (1991, 1993, 2001, 2003).
Info Chiostri di San Pietro
via Emilia San Pietro 44/C - Reggio Emilia
Tel. 0522 456249 / 451152
Orari
Inaugurazione:
venerdì 6 maggio dalle 19.00 alle 24.00
Sabato 7 e domenica 8 maggio dalle 10.00 alle 23.00
Dal 10 maggio al 12 giugno aperto da martedì a venerdì dalle 21.00 alle 23.00
Sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 23.00
Chiuso il lunedì
Biglietto unico per accedere a tutte le mostre: 10 €. Riduzione: 7 €