Quando Galileo Rocca ripercorre i luoghi di Cesare Zavattini ha ben presente che non si tratta di fare “Un Paese, 60 anni dopo”. Galileo Rocca, si confronta con il tema dei luoghi, con il tema dell’identità locale e della sua stessa legittimità, con qualche importante rivolgimento. Quando Strand decide di raccontare il Paese di Zavattini mostra che l’umanità si rivela nel “minore”, nel “qualunque” più che nella situazione alta ed eccezionale, ricavando dal luogo appartato un’eccezionale opera, facendo di quegli spazi, corpi e volti, divenuti immagini, un episodio eccezionale della storia delle immagini. Il lavoro di Rocca riprende dallo spazio, dal toponimo ormai famoso, sinonimo di un’idea di luogo, e di umanità, universale. Episodio, per molti autori che sono seguiti, quasi paradigmatico dell’immagine del paese, e, per tanti del nostro pianeta e di altre nazioni, paradigma dell’italianità tout court. Si confronta, quindi, con un capitolo eccezionale, e omaggia l’eccezionalità di quelle fotografie girandovi intorno, ritagliando un paesaggio della “qualsiasità” dove le tracce riconoscibili di Luzzara sono appigli di ancoraggio minimi all’opera di Strand.
Le immagini di Luzzara scivolano in una zona differente, si potrebbe dire dal paese al paesaggio, in quella zona fuori dalla ormai labile cinta urbana, così precariamente riconducibile a generi codificati, spesso tra degrado e pittoresco senso di abbandono, dove il naturale si rimangia il costruito. Immagini a tratti di stratificazioni quasi geologiche di elementi naturali e detriti o oggetti abbandonati. Spesso sono questi elementi privi di qualità estetica, meramente funzionali, a costituire inquadrature e indicazioni di sguardo dentro le immagini, riprendendo una linea del rilievo delle “sculture involontarie” che lontanamente parte da Ghirri, si riallaccia ai Becher, ricordano il lavoro del bergamasco Enrico Bedolo.
Galileo Rocca poi attraversa altri luoghi zavattiniani: Cerreto Alpi, Sant’Alberto; articola e arricchisce lo spettro di colori e spazi locali tenendo però sempre presente la necessità di una stesura unitaria, dell’unità del racconto. Non stringe il racconto in un’epica minore della Pianura Padana, nella poetica della platitude, che sottilmente invade qui la collina emiliana.
Galileo Rocca (Parma, 1972), laureato in Lettere con indirizzo in Storia dell'Arte, è fotografo professionista. I suoi lavori sono conservati presso lo CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma e nel prestigioso Archivio di Italo Zannier. Le fotografie di Rocca sono state ospitate in diverse sedi di Reggio Emilia, accompagnate dai testi di Arturo Carlo Quintavalle, Paolo Barbaro, Tullio Masoni e Alberto Zanetti e apprezzate da Italo Zannier con un contributo scritto. Alcuni suoi lavori sono stati esposti nella sede espositiva del Comune di Sant'Ilario d'Enza, con testi di Paolo Barbaro. Due importanti mostre, accompagnate da importanti contributi critici del professor Arturo Carlo Quintavalle, si sono tenute all'interno della Biennale del Paesaggio, festival organizzato dalla Provincia di Reggio Emilia, e nel Museo Nazionale delle Arti Naïves, intitolato a Cesare Zavattini, di Luzzara (ex convento degli Agostiniani) a cura della Fondazioneunpaese. Nel 2010 gli viene assegnata la borsa di studio promossa dall'Istituto Italiano di Fotografia di Milano, in collaborazione col LDPF2010 (Lucca digital photo festival). A Castelnovo di Garfagnana (LU), in occasione del 9° Portfolio dell'Ariosto – premio SONY, ottiene il 3° Premio pubblicando il suo progetto Trasformazioni, il tempo sospeso nella rivista specializzata “Gente di fotografia” (n. 50 autunno-inverno 2010/11).
Tra le esposizioni personali realizzate: Deserto rosso (galleria Soqquadro Caffè), Dentro la città (galleria Torno subito), Scarti del reale (Hotel Posta), Nel corso del tempo (Cinema Rosebud), Schegge di Moderno (Comune di Sant’Ilario d’Enza), Periferia Qualunque , Brindisi di luce (galleria Punto Luce), ( s)definizione di luoghi (galleria Torno subito), Soglie della memoria (Cinema AlCorso), Trasformazioni, il tempo sospeso (Museo nazionale Arti Naïves) e la collettiva Incontri … (galleria Torno subito).
Info Galleria Parmeggiani
corso Cairoli 1 - Reggio Emilia
Tel. 0522 456249 / 451152
Orari
Inaugurazione:
venerdì 6 maggio dalle 19.00 alle 24.00
Sabato 7 e domenica 8 maggio dalle 10.00 alle 23.00
Dal 10 maggio al 12 giugno aperto da martedì a venerdì dalle 9.00 alle 12.00
Sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00
Chiuso il lunedì
Biglietto unico per accedere a tutte le mostre: 10 €. Riduzione: 7 €