Mosaico italiano

“Deve sempre rimanere chiaro che per me fotografare non è mai stato l’interesse principale. A me le foto interessano come collante delle relazioni umane, o come testimonianza delle situazioni. Non è che a me le persone interessano per fotografarle, mi interessano perché esistono...” (Mario Dondero).
La fotografia di Dondero riesce ad essere quello che per ogni riflessione è un mito irraggiungibile, ingarbugliato nei meandri del ragionamento teorico, ma che egli invece realizza e incarna: il naturale. Dondero scatta fotografie naturali, riesce a farlo perché lo è. La naturalezza è cioè un modo di essere e di vivere, non una finalità estetica. È un modo di guardare, di accostare, di cogliere, di stare. È un equilibrio raggiunto tra la chiarezza della visione e la convinzione della verità. Una fotografia discreta, che evita ogni compiacimento, tutta al servizio della verità dei rapporti umani. Dondero è gentile con il mondo, lo mette a proprio agio, lo interroga per quello che è.
Nelle sue foto non c’è forma, c’è miracolosamente solo ciò che c’è, e che egli ci mostra come ci mostrerebbe la realtà. Dondero insomma è veramente realista, e neoreralista, perché la realtà è l’unica cosa che gli importa e non ha bisogno di sottolinearlo per farcelo comprendere. Se sottolineasse, l’equilibrio si perderebbe, non si compirebbe. Si noti che mondo e che storia, che realtà, che fatti sono quelli che ci restituisce Dondero. Mai il gesto eclatante, mai il momento culminante, sempre qualcosa o un momento un pò accanto, sguardo di colui che perlustra intorno, che guarda accanto per vedere meglio, anzi per vederne “la sostanza”. Un mondo in bianco e nero, si noterà, nel senso più morale dell’espressione, quello appunto della delicatezza, del rispetto, della luce “naturale”.